In 2 parole: Produzione e Stabilimento
“… Prendersi cura con dedizione imprenditoriale dell’azienda”
Ho da sempre fantasticato sulla possibilità di avere un’azienda, di avere delle persone con le quali portare avanti un progetto che non si limitasse solo a produrre introiti, ma che fosse anche un modello.
Al mondo della produzione mi ci sono avicinato quasi per caso, la mia idea iniziale era ben altra, e l’obiettivo di poter arrivare a gestire l’intero stabilimento ha preso corpo man mano che ritenevo necessario conoscere il funzionamento dell’organizzazione per meglio svolgere il mio lavoro. Ho capito che la prospettiva poteva essere una naturale evoluzione del mio progetto iniziale quando ho realizzato la possibilità di preservare il mio background tecnico dedicandomi maggiormente agli aspetti tecnico/pratici piuttosto che quelli amministrativi.
Produzione e stabilimento signifcano reciprocità ed ecco perchè mi trovo a mio massimo agio nel ruolo in quanto ho la possibilità “vedere” il tutto. Per me gestire l’iter produttivo dell’azienda significa poter interagire con gli infiniti risvolti che legano la funzione commerciale al magazzino spedizioni passando dagli aspetti puramente tecnici (nasco in un ufficio tecnico) al personale: scelta formazione e sviluppo, ai macchinari: scelta, implementazione e sviluppo, fino al magazzino: logistica, scorte, evasione dell’ordine.
I miei ulteriori bonus consistono nelle approfondite competenze in ambito informatico e non ultima la passione per l’automazione industriale.
I miei contesti sono aziende di dimensioni medio piccole dove per piccole intendo aziende di almeno una decina di persone. Il minimo è esclusivamente una questione pratica; diciamo che inizio ad essere di aiuto ed avere un senso nel momento in cui il titolare dell’azienda sente la necessità di una persona che al suo posto oppure al suo fianco inizi ad occuparsi più dettagliatamente dell’ambito produttivo e dell’azienda in generale. In particolare è mio desiderio poter partecipare ed essere catalizzatore della crescita. (vedi …dettaglio) ed a tal proposito, oltre a mettere in campo le pregresse esperienze, ho il forte desiderio di sperimentare, rischiare e mettermi in gioco. Sono l’antitesi della staticità e dell’obsolescenza.
Il limite massimo è teoricamente dettato dalla mia esperienza e dal mio stile: come dicevo poco sopra mi piace avere il pieno controllo della situazione, mi piace “vivere” l’azienda.
A questo proposito vorrei soffermarmi sull’aspetto umano dell’azienda. L’azienda è un organismo vivente in quanto composta da persone e queste persone avendo un carattere, determinano nel complesso il carattere dell’azienda, ed è proprio per questa ragione che vivendola dall’interno e non solamente da dietro un report, si può arrivare ad avere una totale simbiosi fino a percepire già dall’ingresso al mattino, lo stato e l’umore del “sistema”. Per questa ragione mi piace conoscere uno per uno tutti i dipendenti dell’azienda e per conoscere non intendo semplicemente saperne il nome, ma avere almeno un minimo di rapporto. Forse il limite delle mie competenze è proprio questo: non fidarmi esclusivamente di numeri e tabelle, ma voler toccare con mano la quotidianità dell’azienda ed interagire con essa.
Mi piace a tal proposito fare un parallelo: non ambisco a diventare il capitano di una gigantesca nave, ma ugualmente vorrei guidare pullman, aerei, treni. La differenza tra la prima ed i secondi è il grado di interattività. Qualora si presentasse l’opportunità di diventare il capitano di una nave, sarei incoerente a non considerarla ma al tempo stesso, pur andando contro al mio principio di crescita e di sviluppo, sentirei il richiamo della professionalità che mi suggerirebbe di restare in contesti dove ho la certezza di poter portare contributi contreti e reali e non essere semplicemente un superpagato Yes Man.
Quindi in azienda tutto ad eccezione degli ambiti amministrazione e commerciale.
Una nota sulla mansione commerciale: non sarei in grado di fare il venditore per quanto dispongo di un’eccellente capacità relazionale, ma non mi sento tagliato per la vendita malgrado sia riuscito a stabilire ottimi rapporti con la clientela ogni volta si sia creata la necessità di fornire supporto. Forse non sono dotato del sufficiente livello di capacità sottomissive e di pazienza: non sopporto i capricci. Mi piace comunque avere la possibilità di contatto con il cliente per la necessità di feedback. L’azienda esiste e cresce grazie ai clienti ed il miglior modo per elaborare solide strategie di crescita è proprio quello di relazionarsi continuamente con chi vede l’azienda dall’esterno. Ovviamente è la mansione tipica del commerciale, ma sconfinerei volentieri.